Luca
Carbone, 29 anni, psicologo, volontario del Servizio Civile 2017/2018: penso
che sia stato un ottimo primo impatto con l’attuazione di A scuola con Emmanuel
di quest’anno. Ci siamo sperimentati con due gruppi classe perlopiù differenti
e complementari, allenandoci per bene nel contestualizzare, differenziare ed
individualizzare le proposte progettuali: la flessibilità, infatti, è una prerogativa
essenziale per svolgere un progetto di successo, come credo fortemente che sarà
il nostro. Mi porto a casa un’enorme ricchezza di contenuti e esperienze,
riflessioni scaturite dalle dinamiche condivise e emozioni suscitate in me che
prendo come buona base da cui partire per il prossimo ciclo di tre incontri di
A scuola con Emmanuel.
Ilaria
Guacci, 25 anni, psicologa, volontaria Servizio Civile 2017/2018: è difficile
trovare le giuste parole per esprimere in maniera adeguata l’esperienza vissuta.
Trovo personalmente che la realtà abbia superato le aspettative. Siamo arrivati nelle classi pieni di
entusiasmo e di voglia di fare ed i bambini ci hanno accolti con un’energia ed
una voglia di mettersi in gioco che ci ha travolto. È stato meraviglioso, ci siamo sentiti parte
di loro, abbiamo donato le nostre conoscenze e loro in cambio ci hanno donato
energia, pensieri, emozioni che solo i bambini possono dare. Durante l’ultimo
incontro si leggeva sui volti di tutti la tristezza per aver raggiunto la fine
ed il desiderio che potesse continuare, penso che questo sia il più bel
riscontro del lavoro svolto.
Elison
Ronzino, 24 anni, frequentante il corso di laurea Educatore socio-culturale,
volontaria del Servizio Civile 2017/2018: due classi, tre incontri per ognuna,
trentadue bambini circa, mille emozioni, numerosi scambi di idee e condivisioni
costanti. Abbiamo vissuto insieme momenti di tensione, felicità, rabbia e
tristezza. Ciò che ho deciso di custodire nella mia memoria è il reciproco accompagnamento
che abbiamo sperimentato. Ho nutrito in me il dovere di far sentire i bambini a
loro agio e di farli divertire; ho notato che questo sentimento era bilaterale.
I bambini ci hanno accolti con la loro grinta, pronti a carpire le nostre
emozioni e desiderosi di condividere le proprie, cercando di andare oltre le
difficoltà quotidiane, provando a sviscerare le dinamiche di gruppo che
coinvolgono il rapporto tra compagni e tra alunni e insegnanti. Ognuno di loro
si è rivelato un dono.
Veronica Vetrano, 24 anni, educatrice e
pedagogista, volontaria del Servizio Civile 2017/2018: prima esperienza
professionale nelle scuole pur essendo una pedagogista. Mi ha sempre spaventato
il rapporto che si poteva venire a creare con i bambini, ma grazie alle due classi
di Veglie ho compreso come professionalità e umanità possano aiutare ad entrare
in empatia con i loro sentimenti, emozioni, sguardi e gesti. Il mondo dei
bambini, adulti del futuro, è complesso e il tema delle Life Skills apre
scenari incredibili che fanno da sfondo a tutto ciò che mi porto da questa
esperienza: gioia, ansia, paura e anche un po’ più di consapevolezza sul come
camminare accanto ai ragazzi con la semplicità e la genuinità che solo loro
possono insegnare.
Angelica
Dell’ Anna, 28 anni, volontaria Servizio Civile Nazionale: entrare in relazione
con i bambini ha suscitato in me tanta commozione e sorpresa per la semplicità
con cui loro si sono rapportati a noi. Il loro entusiasmo per le attività che
abbiamo svolto, il piacere di conoscerci, aspettarci e rivederci, la
trasparenza dei loro racconti anche intimi, riguardo le proprie emozioni,
relazioni, modalità di pensiero, hanno oltrepassato la barriera dei miei timori
sul come pormi e sulle parole da utilizzare, in quanto è importante essere se
stessi per rompere ogni confine e reticenza perché i bambini lo percepiscono.
Ognuno di loro mi ha trasmesso il coraggio di essere bambini in un mondo che li
idealizza come piccoli adulti. È stata una felice partenza per i futuri
incontri del progetto nelle prossime scuole.
Sara
Calogiuri, 28 anni, psicologa, volontaria Servizio Civile 2017/2018: prima
volta nelle scuole primarie, e come ogni prima volta è stata un’esperienza
carica di emozioni contrastanti: la paura e l’ansia del nuovo si mischiavano
all’eccitazione e alla gioia della scoperta. Le mie aspettative non sono state
per niente deluse e i miei pregiudizi sui bambini e su di me sono stati
piacevolmente disconfermati: mi sono riscoperta capace di tornare bambina e
lasciarmi andare alle emozioni e ho rivalutato le capacità dei bambini di
parlare di e con le emozioni. Gli scambi e le discussioni sono stati ricchi di
contenuti e vissuti più o meno intensi che ancora risuonano in me. L’aspetto
che più mi fa piacere è il riscontro avuto dai due gruppi classe, che in soli 3
incontri hanno potuto sperimentarsi nella consapevolezza e nel cambiamento. Chi
ben comincia è a metà dell’opera!



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